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Violenza tra coniugi come aggravante di reato L'Avvocato risponde 

Violenza tra coniugi come aggravante di reato

Purtroppo è diventato sempre più frequente trovarsi al cospetto di notizie che riguardano episodi di violenza tra le mura domestiche, in costanza di matrimonio o, anche, tra ex coniugi regolarmente separati.
In quest’ultimo caso rimangono spesso vivi gli aspetti di tensione, che la mancanza di convivenza non riesce ad attenuare.
Vi è una costante giurisprudenza in materia e, fra tutte, prendiamo ad esempio una sentenza della Cassazione Penale, la 13273/2020, che riconosce come aggravante la violenza tra marito e moglie.
Nella sentenza presa in esame, i coniugi erano legalmente separati, ma la Corte ha ritenuto applicabile l’art. 577 Codice Penale che prevede, proprio come aggravante, il rapporto matrimoniale, se pure il regime di separazione.
Di fatto, la qualità di coniuge che permane anche in caso di separazione, attiva particolari valori morali, sociali e giuridici, facendo persistere una quantità di doveri tra le persone.
Secondo gli Ermellini, lo “status” di separati, attenua solamente gli obblighi nascenti dal matrimonio eliminando, ad esempio, quello della coabitazione, ma non annulla gli obblighi personali e permanenti, che vengono meno solo con lo scioglimento del vincolo matrimoniale, a seguito di procedura divorzile.
La “ratio della legge” vive nella necessità di creare una forte tutela per coloro che vivono, o hanno vissuto, un rapporto familiare: non perché moralmente ciò appaia evidente ma, soprattutto, proprio per il motivo che la cessazione della convivenza, se in alcuni casi riesce a porre fine a motivi di tensione e di rivalsa, in altri (che l’esperienza si indica come numerosissimi) crea, al contrario, un vortice di cattiverie e comportamenti negativi, che meritano una particolare tutela ed attenzione.

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